Como, 19 marzo 2020

Gentili Genitori degli alunni dell’Istituto Cantù 3,

in accordo con la dirigente, vi scrivo per esprimervi la mia vicinanza e condividere alcune riflessioni che spero possano accompagnarvi in questo momento difficile e disorientante.

Siamo sommersi da notizie, video, messaggi che vanno a sollecitare la nostra sensibilità, ci spaventano, ci addolorano o ci fanno arrabbiare… abbiamo invece bisogno di nutrirci di parole che ci proteggano e ci facciano sentire in grado di affrontare l’ignoto con cui stiamo tutti insieme lottando.

Avere fiducia nelle nostre capacità di superare questa sfida può aiutarci ad orientare noi e i nostri figli verso comportamenti responsabili e solidali, restituendoci un senso di noi più positivo ed efficace.

Nella speranza di potervi incontrare presto e di tornare alle nostre consuetudini vi auguro di riuscire a godere di questo tempo e spazio nuovi, riscoprendo il valore della lentezza e di nuove forme di vicinanza.

                                                                                                                                                                                     Dott.ssa Elisa Livio

                                                                                                                                                                                        psicologa – psicoterapeuta

 

 

Vi allego alcuni link che potrete visionare con i vostri figli:

Storia di un coronavirus

di Francesca Dall’Ara, psicologa e psicoterapeuta, Neuropsichiatria infantile, Policlinico di Milano

Il coronavirus in rima nella filastrocca

di Piumini

lettera ai nostri figli

di A. Pellai



Vi suggerisco anche alcuni strumenti adatti agli adulti:

vademecum psicologico coronavirus

Ordine nazionale degli psicologi

coronavirus: come affrontarlo

associazione EMDR in collaborazione con ATS di Bergamo

guida antistress

Consiglio nazionale ordine psicologi

Di seguito trovate una sintesi delle indicazioni che forniamo nelle situazioni complesse per essere emotivamente vicini ai più piccoli e che possono essere di aiuto anche a noi adulti:

COSA FARE CON I NOSTRI FIGLI: UN GIOCO DI EQUILIBRIO

  • Dire la verità attenendosi ai fatti. Non cercare di far finta che l’evento non sia accaduto, né cercare di banalizzarlo. I bambini e i ragazzi sono osservatori attenti e si preoccuperanno di più se percepiranno incongruenze. Non alleggerire, né fare congetture su ciò che è accaduto e su ciò che sarebbe potuto accadere. Non dilungarsi sulla dimensione o sulla portata della situazione, in particolare con i bambini piccoli.

  • Usare parole semplici e adatte all’età, non sovraesporli a dettagli traumatici e lasciare molto spazio alle domande. Se si è in difficoltà su una domanda si può prendere tempo dicendo: “La mamma non lo sa, si informa e appena avrà informazioni più accurate ti dirà tutto per bene, ok?”.

  • Illustrare ai bambini che si trovano ora al sicuro e che anche gli altri adulti importanti della loro vita lo sono. Avere presente le informazioni che si devono dare, sempre attenendosi alla realtà e alla verità dei fatti.

  • Ricordare che ci sono persone fidate che si stanno occupando di risolvere le conseguenze dell’evento e stanno lavorando per assicurare che non avvengano ulteriori problemi di questo genere (“Hai visto quanti dottori stanno intervenendo? Sono tutte persone bravissime che sanno aiutare i grandi e i bambini ancora in difficoltà”).

  • Dimostrare un atteggiamento di disponibilità, vicinanza fisica cercando di parlare con voce rassicurante. Far sapere ai bambini che sentirsi sconvolti, avere paura o essere preoccupati è normale. Spiegare che tutti i sentimenti vanno bene (normalizzazione e validazione delle reazioni).

  • Non negare loro i propri sentimenti, spiegare che è normale che anche gli adulti abbiano delle reazioni emotive dopo un evento così inaspettato e che tutte le reazioni sono normali e gestibili. A creare disagio non è l’espressione delle emozioni, bensì la loro soppressione. In questo modo i bambini avranno un modello di riferimento, impareranno che possono fidarsi di voi è che potranno comunicarvi i loro stati emotivi.

  • Lasciare parlare i bambini e i ragazzi dei loro sentimenti e rassicurarli che, anche se è tutto molto brutto, insieme le cose si possono affrontare. In questo modo per voi sarà più facile monitorare lo stato d’animo in cui si trovano e aiutarli in maniera più appropriata. Se il bambino ha crisi di rabbia, esprimere a parole dei motivi della rabbia può aiutarlo ad acquisire un maggior controllo imparando a regolarla (“Sei arrabbiato? Lo sai che anche la mamma è molto arrabbiata?”).

  • Se il bambino o il ragazzo manifesta sensi di colpa, è importante rassicurarlo sulla sua completa estraneità agli eventi (“Non è colpa tua se…..”) Non usate frasi come: “So come ti senti”; “Poteva andare peggio”; “Non ci pensare”; “Sarai più forte grazie a questo”. Queste espressioni che tutti noi adulti utilizziamo per rassicurarci e rassicurare possono ostacolare la manifestazione delle emozioni e dei vissuti dolorosi conseguenti ad un evento catastrofico

  • Non agite come se nulla stesse accadendo. Il ritorno alla routine è importante perché rassicurante. Meglio non fare troppi regali o attività extra, il ritorno alle proprie abitudini è quanto di più naturale e sano si possa fare, finché questo non avverrà occorre rassicurare e mantenere per quanto possibile la routine familiare.

  • Non lasciate i bambini o i ragazzi da soli davanti alla TV o alla radio. Le persone esposte hanno il naturale bisogno di dare un significato all’accaduto e per questo passano molto tempo a ricercare notizie in TV, internet e radio. È importante che i bambini non siano mai lasciati soli nei momenti in cui si vedono trasmissioni che riguardano l’evento. Non negare la possibilità di vedere le notizie, scegliere un momento durante il giorno o dieci minuti per consultare insieme (selezionando prima le notizie), stare accanto e spiegare esattamente cosa stanno ascoltando e le immagini. Concentrare l’attenzione sui dettagli più rassicuranti (ad esempio i medici che stanno aiutando) e dare, in seguito, tutto il tempo necessario affinché il bambino possa fare domande.